Notte Bianca 2008

C’è che questa notte la passerò, fino alle 4 di mattina, in piazza Monte Grappa a Varese, per VareseNews. Tempo di Notte Bianca, ed io ovviamente mi sono beccato lo stand adiacente al concerto anni ‘90. I mitici anni ‘90, oserei dire, tra giubbotti essenza, pantaloni in sintetico energy e magliettine aderenti con scritte orientali. E poi la euro(trash)dance, con tanto di Neja che questa sera salirà sul palco. Era possibile resistere?

di Simone Gambirasio Inviato su regular

Non basta dire 2.0

Ecco il mio articolo, pubblicato su VareseNews, relativo al meeting di oggi. Scritto in assenza di aria condizionata, abbiate pietà.

C’è il ragazzo che rimane in contatto con gli amici grazie a Facebook oppure gli esperti di politica che provano a costruire un dibattito allargato, attraverso un network di blog. Questi sono solo alcuni esempi di impiego degli strumenti del web 2.0 (come i social network, le wiki e i blog) che sempre più persone, in particolare i ragazzi, usano quotidianamente per interessi personali. 

Ma cosa accade quando questi tool (strumenti) vengono introdotti in una struttura aziendale? Quali impatti possono avere e come possono essere sfruttati in tutta la loro potenzialità? Per discuterne proprio oggi si è tenuto a Varese un evento di eccellenza, il Forum on Enterprise 2.0. L’evento, organizzato dal dipartimento di Informatica e Comunicazione dell’Insubria insieme ad OpenKnowledge, ha visto la partecipazione di oltre 360 spettatori, rappresentanti del mondo delle aziende, professionisti, Università e centri di ricerca internazionali. Ad esporre le teorie e ad illustrare strategie vincenti, i più grandi esperi del tema, come Norman Lewis(evangelista sulla Telco 2.0), Emanule Quintarelli (Open Knowledge), David Terrar(D2C), Lawrence Lock Lee (Optimice) e Thomas Vander Wal (InfoCloud).

Ad aprire il dibattito, con un’osservazione concreta e interessante, è stato proprio Norman Lewis: l’esperto ha ricordato al pubblico che «Per i giovani le logiche dei social network oggi sono l’ambiente naturale. Ma come si troveranno quando entreranno nel mondo dell’impresa, dove queste logiche non sono ancora presenti e prevale la sovrastruttura?».


Votantonio

Questa è una pin distribuita davvero ad una convention repubblicana. A metà strada tra il politicamente scorretto e il cattivo gusto. Più sbilanciato sul cattivo gusto direi. L’ho scoperta su Perez Hilton (che ogni tanto, sempre più raramente, dice qualcosa di sensato).

Stoccata

In questa intervista a GQ Andrea Betti, campione di scherma che parteciperà ai giochi Paraolimpici, non ha belle parole per Pistorius:
«Se andrà alle Olimpiadi e farà un gran tempo, buon per lui. Ma non si dica che sarà un successo per il movimento. Anzi, dovrebbe avere più rispetto per le Paraolimpiadi: se vuole darci una mano e si crede così forte, che partecipi e le vinca. Perché invece così passa il segnale opposto, e cioè che le Olimpiadi valgano più delle Paraolimpiadi». 
È un’opinione poco diplomatica forse, ma che io stesso come disabile condivido in pieno. Per quanto il caso Pistorius, con la sua testardaggine, abbia finalmente riacceso l’attenzione sulle Olimpiadi per disabili, e sullo sport che è un ottimo veicolo di abbattimento delle barriere, il dibattito non è mai stato posto nei termini giusti. Tutto qui.
A proposito, io una volta giocavo ad hockey. Poi ho capito di essere una schiappa ed ho lasciato perdere. In ogni caso non avrei mai avuto uno spirito sportivo, soprattutto non per i giochi di squadra: troppo egocentrico.