La fotocamera di iPhone 4S secondo Foodspotting

Foodspotting è un social network di recensioni fotografiche dei ristoranti: chiunque può installare l’applicazione sul suo iPhone, scattare foto dei piatti e condividerle con il mondo. Così, prima di ordinare, potremo scoprire l’aspetto di un piatto.

Per Foodspotting iPhone è la prima piattaforma di riferimento, la maggior parte delle foto condivise arrivano proprio da un telefonino Apple. Così hanno guardato con molto interesse le nuove capacità fotografiche di iPhone 4S, e in particolare la capacità di scattare foto di qualità superiore anche in scarse condizioni di luce. Gran parte delle foto di Foodspotting, infatti, viene scattata al chiuso e all’ora di cena. Così la prova di iPhone 4S fatta da Foodspotting è forse una delle più interessanti, e interessate, tra quelle che potete trovare sul web. I risultati sono chiari: in effetti la differenza delle immagini ottenute con un 4S è ben visibile.

Non so perché, ma adoro fotografare il cibo. Ehi, a proposito, qui c’è il mio profilo.

Perché ho abbandonato iTunes (e sto su Deezer)

È qualche settimana che voglio scrivere questo post, ma per pigrizia l’ho sempre lasciato in bozza. Tanto vale pubblicare qualche riflessione da approfondire più tardi. Da ormai tre mesi non acquisto più musica su iTunes, preferendo utilizzare servizi di musica in streaming. Questi servizi mi danno la possibilità di ascoltare tutta la musica che desidero, pagando un fisso mensile. La musica non va scaricata, ma si ascolta in streaming.

Avevo provato con Play.me, che ha un catalogo molto ampio ed è anche un’azienda italiana. Il problema di Play.me, che è un servizio di Dada, è che l’applicazione per iPhone è davvero scadente, va continuamente in crash e più volte mi sono ritrovato impossibilitato ad ascoltare la mia musica.

Poi sono passato a Spotify. Spotify è il servizio di musica in streaming più popolare in assoluto, e ci sono dei buoni motivi. A differenza degli altri servizi Spotify non ti costringe ad ascoltare la musica da browser, ma propone un’applicazione dedicata. La cosa è “rassicurante” per chi migra da iTunes, anche perché l’applicazione riesce a salvare in locale i nostri brani preferiti, assicurandoci la possibilità di ascoltare la nostra musica anche se Internet non funziona, o in caso di problemi ai server di Spotify. Inoltre il design dell’applicazione è davvero ottimo. Ma Spotify non è disponibile in Italia, direte voi. In realtà acquistando un account con un normalissimo Paypal Uk il controllo sull’IP viene disattivato, e potete ascoltare la musica ovunque lo desideriate, anche sul vostro iPhone. Manca un’applicazione per iPad, ma quella per iPhone in emulazione funziona comunque. Il problema è che l’applicazione per iPhone va scaricata con un account americano e, da iOS 5 in poi, Apple ha reso più complicata la gestione di più account su un unico dispositivo. Tradotto, spesso dopo un aggiornamento Spotify non mi funzionava: nervosismo a mille e account chiuso.

Da qualche giorno sono passato a Deezer. Società francese, anche Deezer ha dei pro e dei contro. La musica si ascolta dal sito Deezer.com, ma anche da un iPhone o un iPad (in questo caso l’applicazione è universale, quindi progettata per entrambi i dispositivi). A differenza di Spotify, Deezer non ha un account gratuito per ascoltare i brani integrali, l’account gratuito consente di ascoltare solo 30 secondi di ogni canzone. Poco male, io l’idea di ascoltare la pubblicità dentro un album (come propone Spotify) la trovo inconcepibile, passo sempre agli account a pagamento. Deezer opera legalmente in Italia, senza problemi, basta una carta di credito italiana. Grosso limite: il catalogo non è ampio, ma c’è la possibilità di caricare i propri brani se manca qualcosa, e possiamo riascoltarli da qualunque dispositivo. Un iTunes Match a un costo decisamente inferiore, praticamente.

Ormai ne ho imparate anche fin troppe sui servizi di musica in streaming. Queste, secondo me, sono le ragioni per cui questo tipo di approccio è decisamente più interessante rispetto a quello che si ostina a proporre iTunes Store:

  • Per chi, come me, ascolta molta musica, 10€ al mese per ascoltare tutta la musica che vogliamo è un bel risparmio. In media a quella cifra compro un solo CD su iTunes, per non parlare dei CD fisici.
  • Ormai le reti Internet medie sono in grado di gestire bene la musica in streaming. Merito non tanto delle reti italiane, che sono quelle che sono, ma dei sistemi di trasmissione proposti da questi servizi. E, soprattutto, sui dispositivi mobili possiamo comunque conservare copie locali dei nostri brani preferiti. Di fatto non percepisco la differenza tra download e streaming, è molto sfumata.
  • Il concetto di proprietà è cambiato da quando acquistiamo in digitale. Apple difende strenuamente l’idea di utente interessato a “possedere” la sua musica, ma è stata proprio la sua rivoluzione digitale a spostare la nostra percezione di acquisto dal possesso alla semplice fruizione.
  • Con lo streaming non devo occupare gigabyte di memoria per la musica, è tutto nella nuvola.
  • Con lo streaming ascolto musica che non avrei mai ascoltato prima. Non devo acquistare un brano per scoprire se mi piace davvero. Posso navigare e scoprire con disinvoltura.
  • La musica in streaming è più social: Spotify e Deezer fanno scrobbling sulla Timeline di Facebook, che sta gradualmente sostituendo quello che una volta era Last.fm. In più posso facilmente condividere brani su Twitter o Facebook: gli amici con un account Spotify o Deezer potranno ascoltarlo subito.
  • Pagando un flat al mese sono più portato a spendere: non devo ponderare ogni acquisto, attivo l’abbonamento e quello lì rimane, rinnovandosi fino a quando non deciderò di interromperlo. Economicamente, in realtà, è un vantaggio: la musica è diventata un costo fisso facilmente preventivabile, non un costo variabile.

Ovviamente non è tutto rose e fiori. Ci sono almeno due grossi limiti rispetto ad iTunes e al sistema di download:

  • Quando qualcosa non funziona, a meno di aver salvato la musica in locale, non possiamo ascoltare nulla, ma proprio nulla. Paghiamo e non fruiamo, e ci si arrabbia il doppio, perché la responsabilità pesa tutta sul provider.
  • iTunes ci ha abituati al catalogo musicale più ampio del mondo, Spotify e Deezer sono ampiamente indietro, manca ancora molta musica. Specialmente se non ascoltate solo le ultime hit.

Perché Apple non stia investendo in questo settore non è facile capirlo. Probabilmente i motivi sono almeno tre:

  • Apple fatica a stringere alleanze con le major discografiche. Ormai è diventata un pesce troppo grande e potente, e le etichette hanno tutto l’interesse a indebolirla favorendo soggetti emergenti come Spotify. O Deezer, che per sfondare in Europa ha deliberatamente scartato il mercato statunitense.
  • Al momento il download può fruttare più introiti rispetto allo streaming. Fino a quando non sarà ampiamente diffuso, il mercato dello streaming non può essere pienamente sostenibile, quindi meglio “boicottarlo” trascurandolo. Entrando nel settore Apple ne decreterebbe facilmente la vittoria, ma poi convertirebbe i suoi utenti “fidelizzati” in semplici abbonati, con un alto tasso di fluidità. Per chi sottoscrive un servizio, infatti, passare da un provider all’altro è fin troppo facile: basta cambiare sottoscrizione.
  • Forse Apple si sta solo preparando. In attesa, come sempre, di entrare nel mercato in ritardo, ma proponendo qualcosa di innovativo che possa semplificare l’uso di questi servizi. In poche parole, come al solito, potrebbe essere una fase di studio degli errori degli avversari.

Io, nel frattempo, ho deciso di star bene così. In fondo è proprio Apple ad aver indicato la strada del cloud computing all’utente consumer. Mentre aspettiamo che la Mela inizi a fare le cose sul serio, noi, possiamo già risparmiare.

La vita difficile dei controller per iPad e iPhone

Tra gli accessori più affascinanti, ma anche meno credibili, per iPad e iPhone ci sono i controller per videogiochi. Certamente chi gioca molto su questi dispositivi sentirà la mancanza di controlli fisici, quindi un controller in stile PlayStation farà la loro felicità. Il problema è che di questi controller ne stiamo vedendo molti e tutti sono compatibili con un numero limitato di giochi. Fino a quando non ci sarà uno standard o un vincitore sconsiglio l’acquisto. Anche di questo 60beat che, a 50$, rimane per ora compatibile solo con due (ma proprio due!) titoli. In più le dimensioni mi sembrano fin troppo generose per un device Apple, soprattutto per un iPhone. Il mio consiglio? Meglio aspettare.

Amazon fa sul serio: Kindle da Unieuro e PC City

Amazon si è fatta attendere in Italia, forse anche troppo. Ma quando ha deciso di entrarci, nel nostro paese, l’ha fatto con convinzione. Da subito è arrivata con prezzi competitivi per i libri e con Amazon Prime. Poi ha iniziato ad espandere il catalogo ben oltre i libri. Poi ha aperto un centro distribuzione nel piacentino, che attirerà circa 400 dipendenti. Ora ha portato qui da noi anche il Kindle, il dispositivo per la lettura di ebook che ha un prezzo comunque competitivo per il nostro paese, e che porta con sè anche un catalogo di libri in italiano ormai valido. Fino ad oggi, però, era possibile acquistare il Kindle solo online.

Si sa (o, almeno, si immagina) il pubblico dei grandi lettori non è sempre il più tecnologizzato al mondo, quindi il rischio è quello di rimanere una “nicchia”. Così, ora, Amazon ha deciso di stringere un accordo con Unieuro e PC City, che distribuiranno il lettore di ebook in esclusiva in Italia. Questo è quello che succede quando un’azienda americana decide di fare sul serio in Italia. E vista la disorganizzazione degli altri distributori italiani, c’è terreno fertile per il dominio del mercato locale.

L’era dei media center è già finita?

Il mercato dei set-top box è troppo ghiotto, al momento, per perdere tempo sui media center per computer. Così Boxee, che era nato proprio come media center per Mac, ha deciso di rilasciare una versione finale di Boxee per Mac, PC e Linux, dopodiché abbandonerà questa piattaforma.

Da qualche tempo Boxee sta concentrando i suoi sforzi sul suo Boxee Box, un competitor di Apple TV che, a dire il vero, può fare molte più cose di Apple TV. Fino ad ora era possibile installare il firmware della Boxee Box anche su dei computer, per poi collegarli al televisore. Non sarà più così, e il motivo è chiaro per quelli di Boxee:

“Crediamo che il futuro della TV sarà trainato da dispositivi come Boxee Box, le Connected TV, il Blu Ray o device di accompagnamento come i tablet e i telefoni. Anche se ci sono ancora molti utenti che collegano i loro computer alla TV, crediamo che questi casi d’uso siano in declino, perché esistono alternative migliori. Le persone continueranno a vedere video sui loro computer, ma saranno più computer portatili che PC home theater, e tutto accadrà più facilmente da un browser che da un software dedicato”.

La visione è condivisibile e, in fondo, è la stessa di Apple. Altrimenti non si spiegherebbe la graduale dismissione di Front Row, presentato in pompa magna qualche anno fa e silenziosamente “nascosto” in OS X Lion.

Aprile: iMac, MacBook Pro e MacBook Air con processori Ivy Bridge

Quando Intel lancia una nuova generazione di processori, preparatevi a nuovi Mac. Quindi vi interesserà sapere che, con ogni probabilità, il lancio dei nuovi processori Ivy Bridge è atteso per l’8 aprile. Questo significa possibili nuovi iMac, MacBook Pro e MacBook Air anche nella stessa settimana. Man mano che verranno resi disponibili i nuovi processori, Apple farà in modo di inserirli nei suoi computer, perlomeno con uno speed-bump (un aggiornamento dei processori senza redesign). Per saperne di più, l’aggiornamento tecnico di Digitimes.